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dre in gentile figlio. 4. Che se lo figlio del villano è pur
villano, e lo figlio fia pur figlio di villano e così fia anche
villano, e anche suo figlio, e così sempre, e mai non
s avrà a trovare là dove nobilitade per processo di tem-
po si cominci. 5. E se l avversario, volendosi difendere,
dicesse che la nobilitade si comincerà in quel tempo che
si dimenticherà lo basso stato de li antecessori, rispondo
che ciò fia contra loro medesimi, che pur di necessitade
quivi sarà transmutazione di viltade in gentilezza, d un
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Dante Alighieri - Convivio
uomo in altro, o di padre a figlio, ch è contra ciò che es-
si pongono. 6. E se l avversario pertinacemente si difen-
desse, dicendo che bene vogliono questa transmutazio-
ne potersi fare quando lo basso stato de li antecessori
corre in oblivione, avvegna che l testo ciò non curi, de-
gno è che la chiosa a ciò risponda. E però rispondo così:
che di ciò che dicono seguitano quattro grandissimi in-
convenienti, sì che buona ragione essere non può.
7. L uno si è che quanto la natura umana fosse migliore
tanto sarebbe più malagevole e più tarda generazione di
gentilezza; che è massimo inconveniente, con ciò sia
cosa, com è no[t]ato, che la cosa quanto è migliore tanto
è più cagione di bene; e nobilitade intra li beni sia com-
memorata . 8. E che ciò fosse così si pruova. Se la gen-
tilezza o ver nobilitade, che per una cosa intendo, si ge-
nerasse per oblivione, più tosto sarebbe generata la
nobilitade quanto li uomini fossero più smemorati,
[ché] tanto più tosto ogni oblivione verrebbe. Dunque,
quanto li uomini smemorati più fossero, più tosto sareb-
bero nobili; e per contrario, quanto con più buona me-
moria, tanto più tardi nobili si farebbero. 9. Lo secondo
si è, che n nulla cosa, fuori de li uomini, questa distin-
zione si potrebbe fare, cioè nobile o vile; che è molto in-
conveniente con ciò sia cosa che in ciascuna spezie di
cose veggiamo l imagine di nobilitade e di viltade; onde
spesse volte diciamo uno nobile cavallo e uno vile, e uno
nobile falcone e uno vile, e una nobile margherita e una
vile. 10. E che non si potesse fare questa distinzione, co-
sì si pruova. Se l oblivione de li bassi antecessori è cagio-
ne di nobilitade, e là ovunque bassezza d antecessori
mai non fu, non può essere l oblivione di quelli: con ciò
sia cosa che l oblivione sia corruzione di memoria, e in
questi altri animali e piante e minere bassezza e altezza
non si noti (però che in uno sono naturati solamente ed
iguale stato), in loro generazione di nobilitade essere
non può. E così né viltade, con ciò sia cosa che l una e
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l altra si guardi come abito e privazione, che sono ad
uno medesimo subietto possibili: e però in loro de l una
e de l altra non potrebbe essere distinzione. 11. E se
l avversario volesse dicere che ne l altre cose nobilità
s intende per la bontà de la cosa, ma ne li uomini s in-
tende perché di sua bassa condizione non è memoria, ri-
spondere si vorrebbe non con le parole ma col coltello a
tanta bestialitade, quanta è dare a la nobilitade de l altre
cose bontade per cagione, e a quella de li uomini princi-
pio di dimenticanza. 12. Lo terzo si è che molte volte
verrebbe prima lo generato che lo generante, che è del
tutto impossibile; e ciò si può così mostrare. Pognamo
che Gherardo da Cammino fosse stato nepote del più
vile villano che mai bevesse del Sile o del Cagnano, e la
oblivione ancora non fosse del suo avolo venuta; chi sarà
oso di dire che Gherardo da Cammino fosse vile uomo?
e chi non parlerà meco dicendo quello essere stato nobi-
le? Certo nullo, quanto vuole sia presuntuoso, però che
egli fu, e fia sempre la sua memoria. 13. E se la oblivione
del suo basso antecessore non fosse venuta, sì come si
suppone, ed ello fosse grande di nobilitade e la nobilita-
de in lui si vedesse così apertamente come aperta si ve-
de, prima sarebbe stata in lui che l generante suo fosse
stato: e questo è massimamente impossibile. 14. Lo
quarto si è che tale uomo sarebbe tenuto nobile morto
che non fu nobile vivo, che più inconveniente essere
non potrebbe; e ciò così si mostra. Pognamo che ne la
etade di Dardano de suoi antecessori bassi fosse memo-
ria, e pognamo che ne la etade di Laomedonte questa
memoria fosse disfatta, e venuta l oblivione. Secondo
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