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vio di tanto sangue, non trovando per le sozzurre delle
malizie riposo in terra, a te riporta la santa pace. Il mes-
so d Abramo, poiché ebbe fra Rebecca ed Isaac con-
chiuso lo sponsalizio, ritornò a chi l aveva mandato:
questo spirito mediatore, dopo l aver trattato e stabilito
tra l umana natura e Dio il sacro maritaggio, viene a ri-
patriare. Tobia poiché ebbe gran tempo errato, spediti
gli affari alla sua cura commessi, ricoverò alle paterne
case: io dopo lunga peregrinazione e lunghe fatiche, nel-
la spedizione impostami durate, ecco che ritorno fra le
tue mani: in manus tuas commendo spiritum meum.
«Serse accettò con lieta fronte un pugno d acqua
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
schietta, offertagli da un semplice villanello: tu non ricu-
sare una offerta di spirito puro, che ti rassegna la mia
volontà. David raccolse volontieri l uva passa offertagli
da Abigail: tu non isdegnare il merito della mia passio-
ne, ch io con l essalazione dell anima ti essibisco. Io stes-
so non rifiutai i rustici doni de poveri pastori: tu prendi
in grado l umil tributo che ti porge la povertà del tuo fi-
glio. Tu stesso non abbotisti già le vittime degli animali
uccisi: or gradisci il sacrificio innocente di questo Agnel-
lo sbranato. In manus tuas commendo spiritum meum.
«L arca del patto fu ricevuta con festa in Gerusalem-
me: il mio spirito sia da te benignamente raccolto in Pa-
radiso. L anima di Lazaro povero fu condotta al seno
d Abramo: la mia fia ricondotta nel tuo paterno grembo.
Il figliuol prodgo, scialscquata la sue eredità, fu con pie-
tose accoglienze abbracciato dal padre: io, dissipata la
sostanza del mio sangue, mi gitto tra le tue braccia. Ven-
go, aspettami, ricevimi. Ho cantato e sonato. È tempo
ch io goda il premio della mia musica. Già ne son giunto
al fine». Ecco l ultima battuta: inclinato, capite; ecco
l ultimo sospiro: et emisit spiritum.
Guardati, morte; fuggi, Diavolo: ecco già sfoderata
quella spada per voi micidiale di cui diceva il profeta: Ac-
cingere gladio tuo super femur tuum potentissime. E sebe-
ne dopo tre giorni tornerà dentro la guaina delle sue
membra, prima nondimeno farà di voi grandissima ucci-
sione: effunde frameam (diceva il medesimo profeta) et
conclude adversus eos qui perseguuntur me. Ed ecco ap-
punto la conclusione della vittoria, ecco i miei espugnati,
ecco la spada ignuda: Inclinato capite emisit spiritum.
Post haec sibilus aurae tenuis et ibi Dominus. Post
haec, dopo i turbini, i tremoti, e gli incendi, di tanti
scherni, flagelli e tormenti; sibilus aurae tenuis, aura sot-
tile, mentre, moribondo, rinforzando le reliquie del fiato
e traendo con l anelito estremo dalla fievolezza vigore,
essala lo spirito fuora; et ibi Dominus, ivi è lo sforzo e
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
l eccesso dell amor di Dio, ivi è l anima di Cristo, ed è la
musica. Il Diapason (dicono i musici) è l ottava, signif-
cante il numero che vien dall uno ed all uno ritorna. E
l ottava cosa appunto che fa Cristo dopo le sette parole
è rimandar lo spirito al Padre da cui era uscito. A Deo
exivi, et ad Deum redeo. Inclinato capite emisit spiritum.
O amore, o bontà, o prodigalità infinta! Altra cosa in-
torno non aveva questo larghissimo donatore, che le ve-
sti, e le vesti si spoglia, cencedendole a soldati. Sotto le
vesti erano le carni, e le carni si lascia flagellar dalle sfer-
ze. Sotto le carni eran le vene, e le vene vuol che gli sie-
no aperte da chiodi. Sotto le vene era il sangue, ed il
sangue sparge tutto, senza ritegno. Sotto il sangue era il
cuore, ed il cuore si fa trafiggere dalla lancia. Sotto il
cuore era l anima, e l anima istessa versa fuora per la sa-
lute dell uomo. Quid ultra tibi dabo fili mi? Quid potui
facere vineae meae, et non feci? E contuttociò non con-
tento china pure al petto il capo, per ricercarsi intorno
con minuta diligenza s altra cosa da donar non gli resta:
Et inclinato capite emisit spiritum.
Ma dimmi, e perché chini il capo o Signore? Forse
per abbassar la cima di quella pianta, perché ciascun di
noi possa agiatamente carpirne il frutto? Pianta è la Cro-
ce, così canta la Chiesa: Arbor decora et fulgida. Frutto
sei tu, così tichiamò Elisabetta: Benedictus fructus ven-
tris tui. Quasi in significato il verbo e non di nome vo-
lendo dire: Inclinato, capite, capite: il ramo della pianta è
piegato, cogliete, cogliete questo frutto,prendete, pren-
dete questo sangue, godete, godete il premio di questa
passione. China il capo per farci un ponte da passare al-
la riva del paradiso. China il capo per calare un bilancia
della statera a terra, mentre che l altra s inalza al cielo.
China il capo per formare dentro il pelago di quel san-
gue un amo, dove dalla punta della sua divinità, nasco-
sta sotto l esca della mortalità, rimanga deluso e preso il
diavolo: an extrahere poteris Leviathan hamo, et fune li-
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanbattista Marino - Dicerie sacre
gabis linguam eius? China il capo per fabricare un arco
trionfale dopo sì fiera battaglia, quasi pompa della sua
gloriosa vittoria: vide arcum et benedic eum qui fecit il-
lum, valde speciosus est in splendore suo.
China il capo per dar la piega all arco, mentre vuole
scoccar la saetta di quell anima santissima, che deve feri-
re il cuore del Principe delle tenebre: arcum suum teten-
dit et paravit illum. L arco celeste è segno di pace, e
quando inchina l un de capi nel mare è segno di piog-
gia: ecco la pioggia delle grazie, ecco la pace tra Dio e
l uomo: arcum meum ponam in nubibus caeli, et erit si-
gnum foederis. Tutto bene, ma io v aggiungo di più,
ch egli china il capo per fare un archetto alla lira e dar
compimento alla musica. Ed è di tanta forza l incurvatu-
ra di quest arco, che sol per essa non isbadisce l univer-
so, né corre pericolo di confondersi la Natura. O Dio, in
veggendo così oltraggiato e sanguinoso il Fattor del
mondo, come si sarebbono smarrito il Cielo, , sbigottito
il Sole, impallidita la luna più che non fecero: come si
sarebbono scompigliate le stelle, disordinate le sfere e
gli Angioli stessi atterriti, s egli per non contristargli non
avesse loro la sua fronte nascosta. Pur con tutto ciò a sì
fiero spettacolo vacilla la terra, traballano i poli, si spez-
zan le selci, si dividono i veli, s offusca la luce, s intorbi-
da il giorno, si scuotono i monti, rimbomban le valli,
crollansi le fondamenta, sfondansi gli edifici, rovinano le
rocce, diroccansi i templi, spaccansi i marmi, romponsi
le colonne, traboccano i colossi, urlano i venti, sospira-
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